FUMONE, IL CASTELLO DEGLI SPETTRI

Il Castello di Fumone si trova in provincia di Frosinone, nel cuore di una fortezza medioevale molto ben conservata cui si accede attraverso due ingressi, la Porta Romana a nord e la Porta Napoletana a sud. 

La storia del castello di Fumone ha origini oscure e antichissime; deve il nome alla sua collocazione strategica, un alto colle che domina tutta la vallata sottostante. Fumone è stata, infatti, per lungo tempo una rocca di osservazione e di comunicazione svolta attraverso i segnali di fumo.

Il Castello ha la peculiarità di essere ancora abitato dai Marchesi Longhi de Paolis, discendenti di Guglielmo Longhi ordinato Cardinale nel 1285 da Papa Celestino V e proprietari del Castello dal 1588. Tutto ruota attorno alla figura di Celestino V, il Papa del “gran rifiuto”, ricordato anche da Dante nella divina commedia. 

La storia di Fumone è strettamente legata a quella della Chiesa. Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Fumone è la “Donazione Ottoniana” quando nell’anno 962 l’imperatore di Germania, Ottone 1° di Sassonia, donò alla Santa Sede e al suo Pontefice Giovanni XII, le città di Teramo, Rieti, Norcia, Amiterno e l’Arx Fumonis (il Castello di Fumone). Nel 1116, durante la controversia delle investiture e la lotta in Roma tra fazione dell’imperiale di Enrico V e quella papale di Pasquale II, nel castello venne condotto in catene il Prefetto di Roma Pietro Corsi che stava stringendo alleanza con l’Impero ai danni del Papato. Nel 1121 il Castello di Fumone fu luogo di prigionia e morte di Maurice Bourdin al secolo l’Antipapa Gregorio VIII, che anteposto dall’Imperatore Enrico V ai papi Pasquale II e Gelasio II, dopo sette anni di lotte venne sconfitto a Sutri dal successore Papa Callisto II, e condotto in catene a Fumone. Una leggenda vuole che alla sua morte Gregorio VIII fu sepolto nel Castello, ma il suo corpo non venne mai più ritrovato. L’episodio più importante della storia ultra millenaria del Castello di Fumone avvenne nel 1295 quando vi fu rinchiuso Celestino V, che ivi morì il 19 maggio del 1296 dopo dieci mesi di prigionia. Durante il suo trapasso il futuro San Celestino compì il primo miracolo da morto: una croce di fuoco comparve davanti alla sua cella e vi rimase sospesa in aria per ore. Da quel giorno il Castello di Fumone, che per lunghi secoli aveva rivestito un importante ruolo di natura prettamente militare, assunse anche quello di luogo spirituale. Papa Sisto V decise che la rocca andava conservata come memoria storica e nell’anno 1588 lo vendette ad una famiglia aristocratica romana, i Marchesi Longhi, la prima famiglia a diffondere il culto Celestiniano sin dal 1296. I Marchesi Longhi trasformarono il Castello in Santuario Celestiniano e propria residenza di campagna. Ampliarono il Palazzo signorile addossando al mastio medioevale un nuovo edificio rinascimentale. Infine costruirono i monumentali Giardini Pensili che si ammirano bene per la loro imponenza osservandoli dall’alto. 

Come si osserva questo non è un luogo qualunque, ma un luogo che ha fatto la storia oltre che esserne pregno. Tutto il Castello è ancora una vivida testimonianza di quell’epoca turbolenta e brutale, in cui i principali attori sulla scena politica erano il Papa e l’Imperatore. Il Castello è stato in tempi recenti aperto alle visite dai proprietari, crediamo anche per poter fare fronte alle ingenti spese di manutenzione del maniero, che, va detto, è splendido. Vale un viaggio, da qualunque parte veniate. 


IL POZZO DELLE VERGINI


IL MURO DIETRO AL QUALE LA LEGGENDA VUOLE ESSERE IL CORPO DI GREGORIO VIII

Che cosa si può vedere del Castello?

Innanzitutto ricordiamo che questo è un santuario Celestiniano, da secoli il principale luogo dedicato a Celestino V. Dentro la Cappella edificata dai Marchesi Longhi nei primi anni del 1700, c’è ancora la minuscola per non dire claustrofobica prigione dove Celestino morì il 19 maggio 1296. Sopra il cancello di ferro della prigione è presente una lapide che ricorda il miracolo compiuto al suo interno.

CAPPELLA PALATINA E PRIGIONE DI CELESTINO V

Nel piano nobile si visitano:

Sala degli Antenati, dove sono esposti alle pareti i ritratti di alcuni degli antenati della famiglia Longhi de Paolis nonché vecchie fotografie. La sala è arricchita da una collezione di urne cinerarie e pregevoli pitture di Vincenzo Camuccini, Rubens e Antonio Canova.

SALA DEGLI ANTENATI

Sala degli Imperatori Romani, dove sono i busti di dieci Imperatori Romani: Ottaviano Augusto, Galba, Vitellio, Domiziano, Eliogabalo, Commodo, Otone, Geta, Settimio Severo, Marco Aurelio. Nel centro della sala campeggia un’importante urna cineraria in marmo pavonazzetto del II secolo d.C.

SALA DEGLI IMPERATORI ROMANI

Sala degli Stemmi, l’antica sala da pranzo utilizzata dai castellani della Rocca di Fumone. Ai lati del grande camino vi è una importante collezione di statue romane.

SALA DEGLI STEMMI

Archivio, conserva antichi documenti a partire dal XVI secolo. Inoltre nell’Archivio sono raccolte centinaia di reliquie della Sacra Famiglia Cristiana, di Martiri e Santi della Chiesa Cattolica donati nel corso dei secoli da Papi, Vescovi e Cardinali al Santuario Celestiniano.


ARCHIVIO

Giardini Pensili, vennero costruiti all’indomani dell’acquisto dell’antica Rocca da parte del marchese Giovanni Longhi avvenuta nel 1588. E’ uno dei più grandi giardini pensili in Europa. Davanti all’ingresso principale si apre il viale centrale lungo 50 mt in fondo al viale primeggia una stupenda colonna romana del II secolo d.C., in marmo di Luni. Nei giardini pensili del castello è possibile ammirare numerosi alberi secolari appartenenti alle famiglie dei cipressi, dei lauri e del bosso. Tra tutti c’è sicuramente un esemplare di Cupressus sempervirens di oltre 400 anni detto “patriarca” perché messo a dimora all’epoca della costruzione dei giardini. Questo albero è conosciuto anche come “albero dell’amore” perché nato dalla fusione di due tronchi di uguale cipresso, divenuti nei secoli un unico albero. Dal giardino si ammira un panorama mozzafiato sulla vallata sottostante.


LA COLONNA ROMANA


                                                                                                                                                    IL PATRIARCA O ALBERO DELL'AMORE

Oltre quello conosciuto e solare, il castello ha un volto oscuro e crepuscolare che prende le sembianze di spettri di varie epoche che vagano inquieti nella notte. La cruda storia degli avvenimenti brutali accaduti nei secoli si mescola alle decine di leggende sorte nei secoli; ciò, ha reso questo luogo assai popolare tra i ghost hunters e gli appassionati di paranormale. C’è chi sostiene che gli spettri del castello siano diciotto, ma non sappiamo riferire in base a quale conteggio e a chi si faccia riferimento di preciso. Di certo qui sono stati imprigionati tre personaggi illustri, come già ricordato: il prefetto della Santa sede Pietro Corsi, i Papi Gregorio VIII e Celestino. Di Gregorio non fu mai ritrovata la tomba il corpo, anche se una leggenda vuole che sia stato murato in una saletta adiacente alla sala degli imperatori, proprio dove ora c’è una lapide che lo ricorda. Ho chiesto alla famiglia se siano mai state avviate delle indagini e mi hanno risposto che per quanto gli riguarda “preferiscono non sapere”. Ricordiamo che questo castello funzionava anche da fortezza prigione del Papato e quindi qui vi saranno morte decine di persone di torture e stenti. Tra questi, molti prigionieri Svevi catturati tra le schiere di Manfredi di Svevia, in guerra con il Papato. 

Altre figure che accrescerebbero il pantheon delle figure soprannaturali sarebbero le tante vergini gettate nell’omonimo pozzo. I signori del Castello, durante l’esercizio del famigerato ius primae noctis, avrebbero ucciso quelle che non avessero trovato illibate, precipitandole in un pozzo. Dopo un volo nel buio di molti metri le sventurate trovavano un orribile morte, infilzate da una fila di aguzze lance di ferro posizionate sul fondo. Il pozzo delle vergini, che è effettivamente presente nel castello, è situato in una delle piccole sale presso la scalinata di ingresso ed attualmente è più piccolo perché ha dovuto cedere spazio ad una scalinata. La leggenda è stata avvalorata dal ritrovamento di ossa umane dentro al pozzo. Qualcuno ha sentito nella notte flebili lamenti di donna venire da quell’area del castello. 

Tuttavia, la leggenda principe del castello è quella del Marchesino Francesco Longhi, morto in tenerissima età ai primi dell’ottocento. Francesco fu il settimo figlio, primo maschio dopo sei femmine. Il bimbo morì, apparentemente di polmonite. Apparentemente, perché il sospetto di un assassinio, mai però accertato, fu immediato e ricadde sulle sorelle, in particolare la più grande che si stava per sposare con il castello in dote. La nascita inattesa di un maschio impediva ad ella di beneficiare del patrimonio della sua famiglia e così le sorelle si sarebbero organizzate per ucciderlo … in un modo molto subdolo: avvelenandolo con piccole dosi quotidiane di arsenico nel cibo. L’arsenico all’epoca era facilmente reperibile e somministrato a piccole dosi crea dei danni che possono assomigliare ad una malattia come ad esempio la polmonite. Le usanze dell’epoca, i privilegi riservati ai soli figli maschi hanno contribuito a far nascere questa leggenda, non confermata da prove sicure. Francesco morì tra atroci tormenti e la madre, Marchesa Emilia Caetani Longhi, impazzì dal dolore al punto che non volle seppellire il corpo del figlio, ma lo fece imbalsamare, vestendolo con i suoi abiti e ponendo una maschera di cera sul volto che ne riproducesse i lineamenti. Infine, lo depose in una teca di vetro all’interno di un secretare di legno scuro nella stanza dell’archivio, insieme a tutti i suoi giocattoli ed effetti personali, dove tutt’ora è. Per tutta la sua vita lo considerò ancora vivo, parlando e giocando con lui. Fece modificare i suoi ritratti a lutto. Uno di questi è proprio nella stanza dell’archivio. La Marchesa chiese al pittore di modificare l’abito da bianco a nero, di coprire una collana la cui presenza è tradita da una leggera ombra rimasta nel giro collo. Al quadro fu aggiunto il braccio che reca nella mano un cameo con dentro l’effigie di Francesco e un velo con fiocco nero tra i capelli, come ancora oggi molte donne usano per il lutto. 

E, dunque, lo spettro numero uno del luogo è il bambino che molti giurano di avere intravisto in giro per le stanze del castello. Anche la madre si aggirerebbe inconsolabile, specialmente nei pressi della teca del figlio. La si potrebbe talvolta udire cantare una ninnananna al figlio per sparire all’arrivare di qualcuno.

Molti gruppi che si occupano di "ghost hunting" e paranormale hanno fatto rilievi nel castello con il permesso dei proprietari e qualcuno ha isolato la sagoma di un bambino in uno spettro di luce non visibile ad occhio nudo. Al Castello di Fumone fu dedicata una puntata della serie The dark side prodotta dalla Rai (la trovate su Rai Play), sui luoghi più misteriosi ed infestati d'Italia

IL RITRATTO DELLA MARCHESA EMILIA CAETANI LONGHI


Comunque vada, che crediate o meno a queste cose, che cerchiate o meno emozioni o incontri paranormali, andate a visitare il castello, ne rimarrete stregati. E per i più temerari, è possibile dormire in una delle due suite del castello e provare il brivido di una notte che non si dimenticherà facilmente.

 

Coordinate: 41°43′38.99″N 13°17′25.56″E

 

CASTELLO DI FUMONE DEI MARCHESI LONGHI DE PAOLIS
Via Umberto I - 27, Fumone (FR) 
ITALIA

Foresteria del Castello: info@castellodifumone.it

Tel. 077549023 - 3474381399 - 3384901406