Santa Maria del Pozzo è un complesso religioso del XVI secolo costituito da un monastero ed una chiesa. Costituisce uno stupefacente esempio di quanto straordinario sia il nostro paese, denso di testimonianze e vestigia storiche. Il complesso, infatti, insiste su un’area ove vi era una preesistente chiesa di epoca medievale che, a sua volta, si era insediata su una villa di epoca romana. Ci sono, quindi, tre livelli diversi corrispondenti ad epoche diverse. Dopo una violenta alluvione nell’anno 1488, la antica chiesa fu sepolta dal fango. Riscoperta durante i lavori di costruzione del complesso monastico voluto dalla regina Giovanna III, fu adibita a cripta della chiesa posta al livello superiore. La regina Giovanna, dopo la morte del marito, si era ritirata nel palazzo della Starza della Regina nella stessa contrada ed ottenuta la concessione, a sue spese, fece costruire da maestranze catalane l’imponente convento e la magnifica chiesa superiore, adornandola di molte opere d’arte. L’antica chiesa, come detto, non fu distrutta ma interrata e venne a trovarsi proprio sotto l’abside di quella superiore. La chiesa del convento ricalca l’architettura di quella sottostante, con la quale s’interseca, formando una croce latina; ed è probabile che ciò non sia casuale. Il monastero venne dedicato alla Santa Vergine dell'Annunziata, ma per gli abitanti di Somma Vesuviana è sempre stato e lo è ancora oggi di “Santa Maria del Pozzo”. Ma quale è la ragione di questo singolare nome?
L’origine di tale appellativo attribuito alla Madonna non è completamente chiaro e sono state formulate varie ipotesi, tutte valide: l’antica raffigurazione emblematica della Madonna; il pozzo ivi presente; l’affresco della Madonna nel cosiddetto pozzo dell’antica villa rustica romana; l’interramento a mo’ di pozzo dell’antica cappella per sfuggire agli iconoclasti; ritrovamento dell’antica chiesetta mediante una buca dalla quale si ammiravano gli affreschi della Vergine come se fossero in un pozzo.
PORTALE CHIESA
IMMACOLATA CONCEZIONE
CHIOSTRO
LA ANTICA MENSA CON L'AFFRESCO "LE NOZZE DI CANA"
La chiesa del convento fu consacrata il 13 marzo del 1575, dall’allora Priore francescano e Vescovo di Lettere Francesco Aurelio Griano, alla Vergine Annunziata dall’Arcangelo Gabriele, come scolpito sulla lastra marmorea posta all’ingresso, subito sopra l’acquasantiera destra. Si presenta rimaneggiata dai tanti interventi succedutisi nei secoli. La parte più originale è senza dubbio l’abside. Il resto ha subito restauri e rifacimenti a partire dal 700. Specialmente quello dopo la disastrosa eruzione del 1737. Nel 1920 Santa Maria del Pozzo fu dichiarata monumento nazionale e, poco dopo, iniziò il restauro per restituire alla Chiesa l’aspetto gotico originario. Al centro della sala, due portali di legno consentono di accedere, uno al chiostro e l’altro ad una lunga e rettilinea scala in pietra lavica che dà alla chiesa sotterranea, oltre che alla sagrestia. L’ambiente è a navata unica, con all’estremità l’abside poligonale. Alla chiesa è addossato il convento che papa Giulio II riservò ai Frati Minori dell’Osservanza. Nel Seicento furono aggiunti nuovi corpi di fabbrica destinati ad una scuola di teologia e filosofia ed un educandato. Il chiostro rinascimentale formato da porticati ad archi ha anch’esso subito pesanti rimaneggiamenti, anche se si è tentato di riportarlo all’aspetto originario. Le pareti del cortile conventuale, tra una volta e l’altra dell’ambulacro, sono ornate da un ciclo di affreschi piuttosto ammalorato, con episodi della vita di Cristo e di San Francesco affreschi, per lo più ex-voto, come testimoniano le scritte “a devozione di…”. In buono stato di conservazione è l’affresco sopra il portale d’ingresso all’ufficio, con l’Immacolata Concezione attorniata da cherubini e riverita da San Giovanni Duns Scoto, a sinistra, e San Francesco d’Assisi, a destra.
L’antica mensa presenta un grande affresco che ritrae le Nozze di Cana.
Le grandi cantine ospitano oggi il Museo della Civiltà Contadina. Il museo è degno di una visita con la sua preziosa collezione di strumenti e manufatti che ci rendono una testimonianza della vita e del lavoro nei campi delle epoche remote.
Attraverso una lunga scala in pietra lavica si accede alla Chiesa inferiore. La sala si presenta immutata nella struttura architettonica, ed è stato eliminato quel pilastro di cemento posto a sostegno della volta che ne deturpava l’immagine. L’aspetto scarno di questa antico ipogeo è ingentilito ed impreziosito da affreschi in discreto stato di conservazione. Di particolare importanza sono quelli dislocati lungo il lato sinistro della navata, subito sopra le nicchie cieche, in piccoli riquadri dal motivo perimetrale, raffiguranti scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, attribuiti a Agostino Tesauro. Lungo tutta la volta, corrono decorazioni agresti che confluiscono al centro nelle armi aragonesi, nello stemma francescano ed in un altro scudo dove sono inferte le cinque piaghe del Signore Crocifisso. Del XIV secolo è “la Vergine in trono con Bambino circondata da Santi”, commissionato con altri da Roberto d’Angiò probabilmente per abbellire la chiesa in occasione del matrimonio tra la nipote Giovanna (la regina Giovanna I) ed il Principe Andrea d’Angiò.
LA CHIESA INFERIORE O CRIPTA
Degno di nota il quattrocentesco pavimento commissionato da Alfonso I d’Aragona a Joan Almursì che venne a lavorare a Napoli per suo conto. Quest’ultimo, già re di Sicilia, fu designato erede del trono di Napoli da Giovanna II d’Angiò e segnò il tramonto della dinastia angioina a Napoli. Alfonso d’Aragona dotò la chiesa di un pavimento di “rajoletes pintades”, preziose mattonelle maiolicate a forma di losanga esagonale recante al centro lo scudo d’Aragona.
PAVIMENTO ARAGONESE
Nella cripta, vi è un ambiente che era l’antico pronao della chiesa, da tempo ormai non più luogo d’inumazione dei frati. Questo spazio cimiteriale, con ossario al centro del pavimento, custodisce notevoli opere d’arte, per lo più riproposte iconografiche della già nota Madonna allattante.
Dalla sala si accede, scendendo ad un livello ancora inferiore ad un’ancora più piccola ed antica cappella comunemente detta “pozzo”, dove è visibile l’affresco di Santa Maria del Pozzo o del Latte, perché intenta ad allattare Gesù. Il “pozzo” è ciò che resta di un’antica villa rustica romana. L’ambiente era molto probabilmente adibito alla conservazione del vino, una “cella vinaria” per via del grosso foro di areazione in alto. Una leggenda invece il pozzo fosse in realtà un tratto di galleria usato come passaggio segreto del palazzo della Starza. Stando alle dicerie popolari, infatti, sarebbe parte di un lungo cunicolo che la regina Giovanna utilizzava come via di fuga o di incontri amorosi segreti attraversandolo con una carrozza d’oro. Le ipotesi sullo strano ambiente si sprecano e forse nessuna rispondente a verità, per questo, ancora più suggestivo e misterioso. E’ probabile che quando fu costruita o ampliata la chiesa nel 1333, si ebbe il fortuito ritrovamento archeologico e si pensò bene di far diventare questo spazio-pozzo parte integrante della struttura religiosa. Oltre all’immagine della Madonna seduta su una panca con Figlio al seno, impreziosita da una cornice in stucco a rilievo e da un altarino marmoreo, aggiunti in epoca barocca, nel pozzo vi sono altre quattro figure intere, l’una di seguito all’altra, purtroppo sbiadite dal tempo e dall’eccessiva umidità. Partendo da sinistra, l’uomo ritratto, reca nella mano destra un libro e nella sinistra una penna d’oca, con a fianco un’immagine della Madonna con Figlio in grembo. Meglio conservate sono le due Sante in ogive dove la prima, da destra, reca fra le mani un giglio mentre l’altra, regge con una mano un libro e con l’altra una palma ed il fatto che sia coronata ci fa pensare che trattasi, forse, di una delle Regine che hanno dimorato a Somma.
IL "POZZO"
LA MADONNA "ALLATTANTE"
LE QUATTRO FIGURE
Ringraziamenti a:
Ing. Antonio Raia
Priore del Convento di Santa Maria del Pozzo
Fonte: archivio dei Frati Minori di Santa Maria del Pozzo
Via Santa Maria del Pozzo, 114, 80049 Somma Vesuviana NA
Dal 1941, i Frati Francescani sono i proprietari del convento
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