UN POPOLO CHE NON HA MAI FATTO GUERRE È UN POPOLO CHE NON INVIDIA NULLA. E I NAPOLETANI NON HANNO MAI FATTO GUERRE.
"Perché Napoli è continuamente attaccata?". È la domanda che ricevo più spesso? La risposta che offro è unica: Napoli non è attaccata. Napoli è invidiata.
La storia insegna, e deve insegnarci che Napoli non ha mai dichiarato guerra a nessuno nel mondo post-rinascimentale, ma l'ha subita, più volte, fino a diventar colonia interna. E perché si
fanno le guerre? Perché si desidera qualcosa che non si ha e la si va a sottrarre a chi ce l'ha.
Certo, Napoli non ha più benessere, gli è stato sottratto; ma resta sempre se stessa, piena e tonda di cultura e identità. Ecco perché Napoli continua ad essere attaccata. La sua cultura e la sua identità, forti, non le possono essere sottratte, e perciò vanno adombrate. Non si tratta di giudizio, ma di pregiudizio, qualcosa che anticipa la verità obiettiva e la eclissa. E perché Napoli non ha mi fatto guerra a nessuno? Perché Napoli, culturalmente e paesaggisticamente, ha tutto! (Angelo Forgione)
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Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Beja: è un rifiuto sorto dal cuore della collettività, una negazione fatale contro cui non c'è niente da fare. (Pier Paolo Pasolini)
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Sono colpito dalla prima apparizione di Napoli. Grandi folle, strade belle, edifici alti. (Herman Melville)
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Gloria d'Italia e ancor del mondo lustro, madre di nobiltade e di abbondanza, benigna nella pace e dura in guerra. (Miguel de Cervantes)
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Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo... I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l'Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il «destino» nel mondo naturale. (Percy Allum)
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Il tumulto e l'andirivieni quotidiano rendono Napoli una città popolata e piena di vita come Parigi. (Donatien Francois Marquis de Sade)
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Io ritengo Napoli una città estremamente civile; ebbene, nel vocabolario dei napoletani non esiste la parola lavoro, dicono la «fatica». Anche io sono così, non amo la fatica. (Roberto Rossellini)
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La città meno americanizzata d'Italia, anzi d'Europa. Eppure le truppe americane l'hanno avuta per tanto tempo. Ma una volta ripartiti questi soldati (a parte qualche moretto lasciato lì), tutto quanto era americano è stato cancellato. La forza dei napoletani sta in questo: nel loro carattere, nella loro tradizione, nelle loro radici. Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene. (Marcello Mastroianni)
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Materialmente questa città contribuì alla ricchezza dell'Italia Unita più di qualunque altro Stato. Nella Scienza delle Finanze, Nitti dà il seguente computo della ricchezza dei diversi Stati al momento dell'unificazione/ Regno delle Due Sicilie: milioni di lire oro 443,2; Lombardia: 8,1; Ducato di Modena: 0,4; Romagna, Marche e Umbria: 55,3; Parma e Piacenza: 1,2; Roma: 35,3; Piemonte, Liguria e Sardegna: 27; Toscana: 84,2; Veneto: 12,7; Veneto: 12,7. Così, dunque, contro i 443 milioni in oro corrisposti all'atto delle nozze dal Regno delle Due Sicilie, il resto d'Italia non portò in dote neppure metà di quella somma. A dispetto di ogni contrastante asserzione, le finanze di Napoli, nel complesso, non erano affatto male amministrate. (Harold Acton)
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Come vivea Napoli prima del 1860? Essa era, come abbiam detto, la capitale del più grande regno della penisola. Messa in clima temperato, tra la collina e il mare (come nell'ideale platonico) dato lo scarso sviluppo della igiene pubblica in tutta Europa, non ostante condizioni cattive della sua edilizia, rimaneva città di dolce soggiorno, in cui i forestieri si recavano spesso a svernare, più spesso ancora erano attratti, oltre che dalla bellezza del clima, dalla facilità della vita. (Francesco Saverio Nitti)
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Napoli è una città viva e rovinata. Tutto è bello, orrendo e in disordine, niente funziona bene tranne il passato. Ma tutto è
possibile. Gli esperimenti marini più importanti del Mediterraneo, le speculazioni più colossali e fasulle, le storie più incredibili e piacevoli, le persone più nobili e declassate, le cose
più inutili e intelligenti si trovano qui. Con sfondo di sole e di mare. Anche le cose più ingenue e contorte che scendono negli abissi dell'anima prosperano qui meglio che altrove.
Se ci fosse una capitale dell'anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui. (Stanislao Nievo)
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Roma e Venezia si riuniranno all'Italia ma chissà se Napoli non sfuggirà all'Italia. Facile prender Napoli, difficile il conservarla. (Alessandro Dumas padre)
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E a Napoli non si sa mai se sia una recita o se si faccia sul serio. (G. Bocca)
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Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell'animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l'ultima speranza che resta alla razza umana. (Luciano De Crescenzo)
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Napoli è una città che brulica di vita e di storia, ha avuto un passato grandioso e ha energie non solo per partecipare a un futuro, ma anche per precederlo.(Erri De Luca)
A Napoli mancò uno straccio di re che capisse che nell'Europa delle nazioni l'Italia era destino inevitabile. Mancò un re che stipulasse coi modesti Savoia, signori di una provincia subalpina, un contratto Italia almeno alla pari, non tra occupanti e occupati. Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa, come se Londra fosse stata soppiantata da Edimburgo. Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza verso la condizione di capoluogo di regione. Se non si vede l'evidenza dell'enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei. (Erri De Luca)
Il merito di Napoli è quello di non aver mai dimenticato di essere una capitale, seppur sospesa, una qualità che le ha consentito, in oltre 150 anni dall’Unità d’Italia, di mantenere un’identità forte, caratteri peculiari, di resistere ai tentativi della storia ufficiale, quella dei libri, di spogliarla del proprio ruolo e farla divenire una delle tante e semplici città della penisola. Napoli, con la sua portata e, non dobbiamo avere paura di dirlo, i suoi difetti, è probabilmente la città di cui si parla di più in Italia, è sotto la costante attenzione di 60 e passa milioni di persone: di lei si parla quasi esclusivamente male, esagerando, inventando, strumentalizzando, però proprio qui (e non solo) si fonda la forza dei Napoletani, nella consapevolezza di essere in realtà altro e molto di più, nell’orgoglio, nonostante in parecchi casi sia assopito e pur sempre pungente. In vita mia mi sono appassionato di rivoluzioni. I tristi fatti del 1799 a Napoli non rientrano nella specie. Si trattò invece di un cambio di regime introdotto dalle armi francesi e crollato appena quelle armi si ritirarono. Le rivoluzioni non si possono appaltare. I francesi agirono a Napoli da occupanti e da predoni: imposero tasse a loro beneficio e portarono via un bel po’ di patrimonio artistico. Allora spendo due parole di stima per il popolo di Napoli, non plebe ma popolo, che da solo e disarmato fermò l’ingresso del più forte esercito d’Europa. Per due giorni sbarrò ogni strada e capitolò solo perché tradito dai giacobini locali che consegnarono il forte di S. Elmo ai francesi. Credo che il popolo avesse ragione a stare dalla parte dei suoi re, perché con loro erano cittadini d’una capitale europea e coi francesi diventavano provincia d’oltremare. Napoli si è mal adattata ad ogni riduzione di rango. Non ho paura di mettere anche gli italiani in fondo all’elenco degli occupanti del golfo, perché questo furono i Savoia traghettati dai Mille. Garibaldi non veniva a liberare Napoli, ma a prenderla. Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa. Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza. Se non si vede l’evidenza dell’enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei! (Erri De Luca)
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Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso. (J.W. Goethe)
Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate... Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! Vedi Napoli e poi muori (J.W. Goethe)
"Non può mai essere del tutto infelice chi può ritornare con il pensiero a Napoli" (J.W.Goethe)
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Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s'ingranano ma s'accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire. (Ippolito Nievo)
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Napoli è la più misteriosa città d'Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell'immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli. (Curzio Malaparte)
Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. È il destino dell'Europa di diventare Napoli. (Curzio Malaparte)
Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l’altra Europa che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare. (Curzio Malaparte)
Napoli è l’altra Europa che la ragione cartesiana non può penetrare (Curzio Malaparte)
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L'unica vera città, capitale di cultura che c'è in Italia, è Napoli. Tutti percepiscono la sua forte identità e per questo la temono e la offendono, sempre più ferocemente vedendo che i napoletani non chinano la testa. (Jean Noel Schifano)
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Io sono napoletano e vivo nella più antica capitale d’Occidente.
Eravamo metropoli, quando New York non esisteva e Londra e Parigi erano piccole città....
Io sono napoletano e appartengo alla cultura più antica d’Europa, quella cultura che ci permetteva di parlare greco quando tutti parlavano latino.....
Io sono napoletano e parlo una lingua che era lingua diplomatica alla corte di Caterina la Grande, quella lingua che ha dato all’Italia una tradizione musicale, letteraria e teatrale.....
Io sono napoletano e vivo in una città dove in 600 anni di inquisizione MAI si è acceso un fuoco per bruciare persone e dove MAI all’inquisizione spagnola fu
permesso di insediare un tribunale....
Io sono napoletano e vivo una città che ha fatto dell’accoglienza e della tolleranza la cifra della sua riconoscibilità, una città dove gli dei antichi vivono
insieme agli dei nuovi, le anime sono così grandi da contenerli e amarli tutti......
Io sono napoletano e vivo in una città che ha inventato “il sospeso” ,il caffè pagato all’estraneo che mai conoscerai, perché nessuno si senta mai così povero da non
potersi permettere un caffè.....
Io sono napoletano e vivo in una città che anche nel massimo suo splendore e della sua potenza, MAI ha invaso altri popoli con le armi per soggiogarli e
dominarli....Li abbiamo sempre conquistati con la cultura con l’amore e con una canzone...
Io sono napoletano e vivo in una città che da sola, insieme a Parigi ha dato un senso alla definizione di "Flaneur", il passeggiare per il passeggiare ,per ammirare
e godere del paesaggio umano della vita.
Io sono napoletano e possiedo il passato così come il futuro, poiché questa è la città dove tutto comincia e tutto finisce.....
Io sono napoletano e il mio destino è affidato all'integrità di un uovo seppellito dal “mago” Virgilio nelle viscere della terra perché la vita se non ha magia non
vale la pena di essere cantata...
Io sono napoletano e abito una città nata dal corpo di una sirena, morta di dolore per non essere riuscita a sedurre Ulisse, perché l’intelligenza non si fece
sedurre dalla passione, non sapendo a cosa stava rinunciando..
Io sono napoletano e abito una città della quale Hans Christian Andersen, mirabile inventore di favole venuto a trovarci dalle fredde luci del profondissimo nord,
andandosene ebbe a dire: ” Quando sarò morto, tornerò a Napoli a fare il fantasma, perché qui la notte è indicibilmente bella”..
Io sono Napoletano e sono fiero di esserlo!!! (Raffaele Isidoro Parodi)
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Quando sarò morto, tornerò a Napoli a fare il fantasma, perché qui la notte è indicibilmente bella. (Hans Christian Andersen)
Tra i monti viola dorme, Napoli bianco vestita, Ischia sul mare fluttua. Come nube purpurea; La neve tra i crepacci. Sta come studio candido di cigni; Il nero Vesuvio leva il capo, cinto di rossi riccioli. (Hans Christian Andersen)
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Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli. Ai miei occhi è, senza nessun paragone la città più bella dell’Universo. (Sthendal)
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Per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!. (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
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Ci sono posti in cui vai una volta sola e ti basta e poi...c’è Napoli. (John Turturro)
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Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira. (Totò)
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Napoli è un paese curioso: è un teatro antico, sempre aperto. Ci nasce gente che senza un copione scende per le strade e sa recitare. (Eduardo De Filippo)
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Per la sua bellezza e per la sua fecondità gli Dei si contendono il possesso della città. (Polibio)
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Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s'ingranano ma s'accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire. (Ippolito Nievo)
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La Parigi chic è sconvolta. È da scompisciarsi dalle risa (…) Per curare la vostra “venezite”, cari dongiovanni da fine settimana e cari diplomatici decaduti, andate a Napoli! Napoli la truculenta, Napoli che ti salta al collo e non ti molla più (…) Napoli è carnale, frivola, rumorosa, sensuale, viva. Venezia ha odore di morte, con quelle gondole simili a catafalchi e quei palazzi decaduti, è un fossile. Il Duomo di Napoli è un luogo di culto, San Marco è una tappa turistica, un museo dove si fa la fila per entrare.
Ci sono chiese a Venezia, ma le messe si dicono a Napoli. Venezia è una città giocattolo, un simulacro che esiste solo attraverso gli occhi degli altri e smette di esistere se non ci sono visitatori. Da sola Venezia crolla e si deprime come un’attrice davanti ad una sala vuota. Napoli invece è la vitalità incarnata. Napoli è l’anti-Venezia, la città meno narcisista che ci sia, l’unica in Europa dove il mito si incontra per strada, dove il passato si vive al presente”.
Cosa pensarne? Régis Debray è un provocatore nato, e forse Venezia non merita di essere tanto vilipesa, però ogni tanto lo scambio dei ruoli può anche essere salutare. Lo dico da napoletana che soffre quando vede Napoli relegata quasi sempre all’ultimo banco. E in un certo senso, sì, non mi è dispiaciuto questo pamphlet, tanto a quello che dice Debray su Venezia non ci crederà mai nessuno. (Régis Debray)
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"A Roma sto bene, e poi c'è il papa" risponde Pablo Picasso a Jean Cocteau che lo invita a raggiungerlo nel capoluogo partenopeo. Cocteau sua volta risponde:
"A Roma c'è il papa, ma a Napoli c'è Dio" (J. Cocteau)
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Ho scelto Napoli per il DECAMERON non in polemica contro Firenze, ma contro tutta la stronza Italia neocapitalistica e televisiva: niente Babele linguistica, dunque, ma puro parlare napoletano. Non si tratta tuttavia di film dialettale. Il napoletano è la sola lingua italiana, parlata, a livello internazionale. (Pier Paolo Pasolini)
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In questa città io t’invito a trasferirti, dove è mite l’inverno e fresca l’estate: qui con le sonnolente sue onde fluttua un mare pacifico. C’è una pace sicura, una quiete mai turbata e si dorme fino a tarda ora! Non ci sono tribunali arrabbiati e leggi impugnate per fare rissa: gli uomini hanno per legge la costumatezza e l’equità. E che vedute magnifiche! Campagne coltivate, palazzi spaziosi intervallati da tante colonne!
I giochi quinquennali, pari a quelli del Campidoglio! Come non lodare le risate delle commedie di Menandro, che mescolano il sussiego romano e la sfrontatezza dei Greci?
E non mancano i diversi piaceri della vita: potresti visitare la vaporosa Baia, spiaggia dolcissima, l’invasato tetto della Sibilla, il capo Miseno ricordato dal remo troiano, i ricchi vigneti del bacchico Gauro, e Capri, là dove ai trepidanti nocchieri lucente come la luna che vaga di notte, splende emulo il faro, e i colli di Sorrento, cari al forte Lièo, che il mio Pollio dalla sua casa come nessuno fa coltivare, e le sorgenti termali di Dimidia e Stabia risorta. Ti racconterò i mille incanti della mia terra! Non ti pare questa terra degna di essere madre e nutrice di entrambi? Tu verrai carissima moglie, anzi, mi precederai. Senza di me il signore dei fiumi, il Tevere, e la rocca del guerriero Quirino ti sembreranno brutti.
(Publio Popinio Stazio, morì a Napoli nel 95 d. C.)