C’è un luogo a Napoli entrando nel quale è possibile attraversare una vera e propria porta del tempo. Come uno stargate, il Vallone San Rocco rappresenta abbastanza fedelmente l’immagine di come doveva essere la collina di Napoli su per giù 15.000 anni fa.
La morfologia della città di Napoli è stata determinata da due grandi eventi eruttivi di grandi proporzioni: l'eruzione dell’Ignimbrite Campana, avvenuta circa 39.000 anni fa, e l'eruzione cd. del “Tufo Giallo”, che risale a 15.000 anni fa. Durante l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, la più violenta dell’area mediterranea con un volume di magma emesso tra i 100 e i 150 chilometri cubi, le colate piroclastiche hanno sepolto due terzi della Campania sotto una spessa coltre di depositi di tufo basaltico. In questa occasione, si è verificato un primo sprofondamento dell’area sovrastante la camera magmatica che ha dato origine alla caldera, successivamente invasa dal mare. L’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, in cui il volume di magma emesso è stato pari a 20-30 chilometri cubi, ha ricoperto successivamente gran parte dell’area, specie collinare, di tufo giallo.
Questa vallata dall’aspetto così primordiale, che corre per circa sei chilometri dalla zona dei “Ponti Rossi” passando per Capodimonte, Miano fino alla zona ospedaliera, si è formata in quelle lontane epoche ed è stata plasmata dall’azione erosiva degli agenti atmosferici. In particolare, il lungo canyon è stato creato dal fiume Bellaria.
Questa vallata dall’aspetto così primordiale, che corre per circa sei chilometri dalla zona dei “Ponti Rossi” passando per Capodimonte, Miano fino alla zona ospedaliera, si è formata in quelle lontane epoche ed è stata plasmata dall’azione erosiva degli agenti atmosferici. In particolare, il lungo canyon è stato creato dal fiume Bellaria.
Le immense cave, invece, sono in gran parte create dall’opera dell’uomo che ha estratto il tufo per l’edilizia. Il tufo è un ottimo materiale di costruzione ed è quello che fin dai tempi remoti viene utilizzato per costruire a Napoli; il piperno, ad esempio, duro e nero, per le scale e le finiture, il tufo giallo, più malleabile, per le costruzioni.
Il Vallone è una zona di gran pregio naturalistico, sia botanico che faunistico, ma presenta interessanti spunti anche di carattere storico, raccontando molte storie del passato cittadino. Le grandi cave di tufo, autentico paradiso per escursionisti e fotografi, sono state sfruttate nei modi più impensabili. Durante la guerra, al pari delle cavità presenti in tutta l’area cittadina dalla zona del pendino fino a Posillipo, sono state usate come rifugio contro i bombardamenti. Alcune di queste sono ancora utilizzate come veri capannoni industriali e depositi. La più famosa è la Cava Aloschi, una società di trasporti e viaggi ancora oggi operante sul mercato, che li aveva un deposito di automezzi. Gli anziani del luogo ricordano che un tempo, era possibile percorrere interamente il vallone su una strada di basolato. Oggi gran parte di questo sentiero è difficilmente accessibile, coperto da una pervicace vegetazione o è sprofondato con enormi buche riempite dall’acqua piovana.
In passato si è parlato di progetti di riqualifica dell’area che sarebbe dovuta divenire un enorme parco cittadino con numerosi accessi, collegato al bosco di Capodimonte, ma ad oggi rimane un sogno. Fortunatamente, i pochi residenti hanno messo un cancello che impedisce a chiunque di accedere all’area con camion e sversare alcunché. Tutta l’area, infatti, risulta abbastanza preservata.
Per il resto, il consiglio è di farvi accompagnare da una delle tante associazioni, come “amici del Vallone San Rocco” a visitare l’area. E’ facile perdersi ed è comunque un territorio abbastanza pericoloso. Inoltre, le esperte guide vi potranno raccontare tante storie rendendo la visita molto più soddisfacente oltre che sicura.