La casa dell'allenatore

Questa bella casa di campagna è in realtà un complesso costituito da più immobili. Una Villa padronale, che è quella oggetto del nostro interesse, diversi capannoni, un grande silos. A sua volta la villa padronale è costituita da un edificio principale di forma rettangolare, con un lato corto sulla strada di accesso al complesso e due corpi addossati a formare una U su uno dei lati lunghi; qui forse vivevano i lavoratori con le famiglie. Sul lato lungo destro della villa, opposto a quello dove si appoggiano i due corpi aggiunti, nascosta da un fittissimo ed incolto giardino, c’è una piccola cappella gentilizia. 

 

Questo complesso probabilmente ottocentesco è conosciuto nel mondo urbex come la “villa o casa dell’allenatore” ed in effetti il nome è assolutamente appropriato.

L’ultimo abitante della casa, tale Benito T., è stato un allenatore di calcio delle giovanili locali e grande appassionato di questo sport, come testimoniato da tantissimi elementi in giro per la casa: scarpette tacchettate, tantissimi vecchi palloni di cuoio, fotografie, coppe, targhe, borsoni, persino i cartellini di tesseramento di una squadra e la maglia n°14 (ormai tarlata) della grande Olanda, quella di un mito del calcio degli anni 70 e di tutti i tempi: Joan Cruijff.

Indubbiamente, questa casa è una vera capsula del tempo che proietta chi vi entra nella vita di un appassionato di calcio degli anni ‘70 e ‘80 nelle nebbiose campagne della parte più estrema dell’Emilia Romagna. Una vita dura, di lavoro agricolo, di sudore ma anche di passione, di sacrificio che quest’uomo, si dice, dedicasse ai più giovani perché intraprendessero la sana vita dello sport e non ne imboccassero altre.

Tra le mura di questa grande casa ora regna un silenzio irreale, un silenzio che non si riempirà più se non con la sporadica visita di qualche esploratore urbano. Non so dire da quanto tempo questa casa sia disabitata, ma certamente lo è da almeno 25-30 anni.

 Il complesso è raggiungibile da una dritta stradina sterrata che ridurrà la vostra auto in un deposito di polvere.

La facciata della casa è quasi interamente ricoperta di edera; a stento si vedono i balconi, le finestre e la porta di ingresso che però è spalancata.

Le condizioni della casa sono cattive ed al primo piano si vede già un solaio crollato. È molto sporca, sicuramente oggetto della visita di trafugatori in passato ed invasa da ragnatele e insetti di ogni genere, tra cui nugoli di zanzare (è necessario un repellente efficace per potervi rimanere a fotografare). 


Appena entrati, la prima stanza che si incontra sulla sinistra è una vecchia cucina, molto semplice: sui fornelli c’è ancora una caffettiera moka sporca e una pentola. Un vecchissimo televisore impolverato, forse uno dei primissimi a colori, se ne sta triste sulla mensola di un mobile di legno. Mi viene da pensare a quante partite di calcio si saranno vedute su questo schermo, magari con amici davanti ad un bicchierino di grappa o di sambuca. Tornando all’ingresso e proseguendo sulla destra c’è un’altra stanza con una grande tavolo e due mobili bassi, forse una sala da pranzo. Di qui siamo immensi in una grande stanza in penombra con un grande camino, ormai distrutto. Al centro della stanza sono ammucchiati alcuni pezzi da bagno ed un materasso. Qui forse si passavano le fredde ed umide giornate d’inverno, davanti al camino. 




Subito dopo c’è un grande salone con i soffitti affrescati che comunica da un lato con il cortile interno formato dai due edifici addossati alla villa e dal lato opposto con il giardino della cappella. Questa è forse l’ambiente più interessante, quello pieni di cimeli e ricordi: un tavolaccio di legno mostra alcuni piatti sporchi, una vecchissima radio e delle carte da gioco. Una grande stufa a carbone precede una consolle su cui c’è un casco rosso. Dl lato opposto una credenza piena di bicchieri ed alcune vecchie foto. Un grande scrivania addossata alla parete è una sorta di tempietto del calcio: un vecchio pallone di cuoio ormai scolorito e sdrucito, alcune foto di squadre di calcio giovanili in cui si scorge un giovane Benito T., alcuni elenchi di ragazzi tesserati di una associazione sportiva calcistica di zona, targhe e premi, una vecchia lampada ed un bersaglio da freccette. Appesi ad un vecchio attaccapanni avviluppato da ragnatele alcuni soprabiti ed un ombrello sgangherato. Completano il pian terreno alcune stanze di disimpegno.

Salendo al piano superiore, si sbuca in un primo grande salone semivuoto ma con la volta affrescata in tinta con i parati. Pregevole è la grande porta vetrata che dalle scale immette in questo salone. Al primo piano ci sono diverse camere da letto e alcuni bagni. Uno è particolarmente bello con un massiccio armadio di legno con specchio, che doveva servire per la biancheria. Le stanze da letto hanno ancora molti vestiti negli armadi. Cappelli, fotografie, documenti, riviste raccontano una vita trascorsa, che non c’è più. 


Scendendo di nuovo al pian terreno nel grande salone esploriamo le due ali; quello di sinistra è un incolto giardino nel quale seminascosta c’è una piccola cappella gentilizia. Quello di destra ha alcuni locali rimessa sulla sinistra dove scorgiamo ancora trofei, palloni da calcio, borsoni e, cosa buffa, una dentiera. Uno spaventato Faggiano selvatico ci attraversa la strada correndo e mostrandoci il cancello di uscita che immette di nuovo all’esterno, sulla strada di accesso dove ci sono alcuni capannoni ed un silos.

È ora di andare, di lasciare questa casa di campagna, l’allenatore e la sua famiglia in pace.  Torna il silenzio, fino alla prossima esplorazione, che riempirà gli occhi di meraviglia di chi condivide la nostra medesima passione per le cose perdute e le storie passate.

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

Treespassing private properties is both illegal and dangerous.


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