Per molti possedimenti ecclesiastici le uniche fonti scritte sono spesso di natura contabile. È dai resoconti patrimoniali che si riesce a scoprire qualcosa che riguardi una chiesa o un convento molto antichi e che non abbiano molta rinomanza. Infatti, fu con la costituzione nel 1327 delle Rationes decimarum, il registro generale delle decime riscosse dalla chiesa, che si hanno le prime notizie certe sui luoghi di culto ed è quindi a partire dal XIV secolo che si rintracciano gli enti ecclesiastici. Prima di allora le notizie erano spesso indirette o aliene, come per questa piccola chiesa di campagna che reca al suo interno importanti testimonianze di epoca romana, le quali forniscono qualche indizio sul periodo di fondazione. La Chiesa sembrerebbe più antica dei documenti in cui compare il suo nome, forse del XI secolo.
Per quanto riguarda il nome con cui è conosciuta, “Graczano” translitterato in Grazzano, sembra che questo non sia legato al luogo bensì ad una volgarizzazione della parola "gratiarum". Potremmo per questo sostenere che la Madonna raffigurata nella Chiesa sia la Madonna delle Grazie.
Agli esordi del cristianesimo, tra i ministeri episcopali, compaiono le “visite pastorali” o “Sante visite”. Questo compito veniva talvolta assunto "dall'arcivescovo metropolita o era delegato agli arcidiaconi e ai decani dei capitoli cattedrali o collegiali. Il visitatore esaminava sia le condizioni materiali della parrocchia (visitatio rerum, ossia gli edifici, l'arredo e le rendite della chiesa) sia la condotta e la dedizione del clero e dei laici ai loro doveri e alle leggi della Chiesa (visitatio personarum o visitatio hominum).” (Dizionario Storico - Jean-Pierre Renard).
Si diceva appunto che spesso le uniche fonti erano legate ad atti o documenti di natura contabile. Sono le Sante Visite che consentono di avere notizie riguardo alla Chiesa di Grazzano. Dalla visita del 1588 sappiamo quale fosse lo stato patrimoniale e le rendite della chiesa. Da quelle del 1644 e 1646 sappiamo di alcune dispute tra la il visitatore e il beneficiario che non curava la chiesa la quale appariva “in ruina” e persino priva della campana. Dalla visita pastorale del 1686 si è appreso che la chiesa aveva un atrio rivolto ad occidente, sito di sepoltura che accolse i corpi dei morti della peste del 1656.
L’ingresso è sormontato da un semiarco al cui interno sono raffigurate la Madonna col Bambino ed altre figure in preghiera meno riconoscibili, forse alcune sante. La Chiesa, di non grandi dimensioni, ha una architettura molto semplice con una unica navata, i cui affreschi sono quasi del tutto scomparsi; si intravedono due figure probabilmente di santi. L’abside ha un affresco che rappresenta una madonna con bambino con due figure di santi ai lati. Dietro l’altare, che qualcuno ancora abbellisce di fiori di tanto in tanto, si legge a malapena una scritta “...ad honorem et laudem beata Maria virginis”.
In seguito al terremoto del 1980, la chiesa subì gravi danni, come ad esempio il crollo del portico e quello odierno è una ricostruzione. Ai lati del portico c’è il vecchio pozzo. Nel corpo di fabbrica, sul lato destro della chiesa c'è la canonica in cui è visibile il grande camino di pietra, un vecchio baule ed una quantità di strane vecchissime cose che ingombrano la stanza.
Questa piccola chiesa di campagna, fuori del mondo ancora oggi, racconta un passato lontano che andrebbe meglio preservato. Poco è rimasto di quel che era, ma tanta è la meraviglia per quello che ancora è rimasto. E grande è la gratitudine per averlo potuto ammirare.
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