Nella parte meridionale della Campania, in un territorio di aspre montagne e boschi, c’è un relitto della nostra storia recente: la ferrovia LAGONEGRO - SICIGNANO DEGLI ALBURNI. Non ho scritto “ex” perché questa linea, pur essendo abbandonata dalla fine degli anni 80, non è mai stata ufficialmente soppressa e risulta ancora armata in tutta la tratta lunga 78,247 chilometri. È una linea antica, a scartamento ordinario, non elettrificata, inaugurata nel 1886. Le sue stazioni erano (da nord verso sud): Sicignano degli Alburni, Castelluccio, Galdo, Petina, Auletta, Pertosa, Polla, Atena, Sala Consilina, Sassano-Teggiano, Padula, Montesano-Buonabitacolo, Casalbuono, Casaletto Spartano, Lagonegro. Lungo tutti i quasi 80 chilometri di tratta si incontrano gallerie fantasma, ponti ferrati, viadotti, binari invasi dalla vegetazione che nasconde la ferrovia per lunghi tratti. Molte delle sue stazioni sono chiuse o in pessimo stato di conservazione, distrutte dall’incuria, dagli agenti atmosferici e molto spesso dai vandali. Alcune sono lontane dai paesi che servivano, come Petìna ad esempio, e venivano raggiunte con la corriera; altre sono invece all’interno del paese, come Polla. Abbiamo deciso di esplorare il tratto di Ferrovia nei pressi di Polla, la stazione meglio conservata che presenta anche un vecchio locomotore a vapore sui binari e la stazione di Petina, riservandoci di approfondire il resto della tratta in periodi più clementi dal punto di vista termico.
La Ferrovia corre parallela al fiume Tanagro e la Stazione, facilmente raggiungibile, è aperta. Una bella costruzione, bassa ed allungata, di mattoncini rossi su cui campeggia la vecchia scritta bianca su fondo azzurro POLLA. Dentro c’è rimasto poco; qualche panca di legno per i viaggiatori e armadi dei circuiti elettrici nelle stanze di servizio. Vecchie pompe, lampioni, scambiatori e la teoria di binari che si confonde con l’erba alta arsa dal sole sono la quinta di fotografie di grande effetto. Tuttavia, il vero protagonista è lui, il locomotore che se ne sta in disparte ad un centinaio di metri sopra uno dei binari, in attesa di qualche visitatore che interrompa la sua solitudine. È un vecchio locomotore a vapore n°835-205 che racconta un’epoca lontana, quasi eroica della ferrovia. Possiamo solo immaginare i viaggiatori stipati nelle sale di 1° e 2° classe attendere di vedere lo sbuffo rumoroso avvicinarsi ed iniziare il loro viaggio.
Percorrendo i binari verso nord si incrocia sul lato sinistro un vecchio filatoio, ormai chiuso da decenni, ed un paio di ponti ferrati. Sempre seguendo i binari nel loro incerto percorso nella vegetazione e in un territorio che è mutato, dimenticandosi della sua vecchia ferrovia, si arriva ad una diga del fiume ed un grande casolare che probabilmente era la casa del guardiadiga. Un ponticello di ferro conduce dai binari all’edificio in muratura col tetto di vecchie tegole malandate. La casa è aperta ma per entrare bisogna farsi largo tra i rovi che hanno avviluppato quasi tutto l'edificio. La casa è ormai la dimora di una colonia di grandi pipistrelli che volano impazziti nel cono delle nostre torce in cerca di un riparo dagli inattesi visitatori nei meandri della grande abitazione. In attesa di approfondire la conoscenza di questo relitto del passato, abbiamo goduto di meni paesaggi, bellissimi e selvaggi che richiamano i tempi andati di un territorio di grande cultura e pregio naturalistico.
UNO DEI PONTI FERRATI
La diga sul Tanagro
LA CASA DEL GUARDIA DIGA
LA STAZIONE DI PETINA