Costruito nel ventennio fascista, come rivela la sua architettura, presumibilmente intorno agli anni trenta, è stato un cinema teatro molto noto in zona.
Non si sa tantissimo della storia delle origini. Il fatto che l'Ente nazionale assistenza lavoratori ENAL, istituito nel 1945 in sostituzione dell'Opera Nazionale dopolavoro (OND), assorbì questo edificio nel suo patrimonio fa ritenere che in precedenza fosse proprio sotto il controllo della estinta Opera nazionale dopolavoro.
Nata nel 1925, la O.N.D. si prefiggeva di migliorare le condizioni dei lavoratori attraverso tutta una serie di attività culturali, ludico-ricreative e facilitazioni varie. Naturalmente, le attività per così dire ricreative sopravanzavano quelle culturali perché lo scopo non era quello di creare una classe lavoratrice consapevole, ma esercitare il controllo sull' associazionismo, garantendo svago a buon mercato, assicurando l’ideale di società gradito al regìme. In questo contesto storico culturale ben si inseriscono anche l’Opera Balilla e le colonie estive per i giovani ed i circoli muliebri per le donne che promuovevano l’immagine della donna fuori dalla vita pubblica, relegata al ruolo di madre di famiglia e angelo del focolare. Con la caduta del fascismo e la fine della guerra il patrimonio del cinema teatro che ci occupa confluì nel neonato ENAL. Il mondo, o meglio la società italiana, non era molto diversa da quella degli anni 30 ed anche questo Ente somigliava, almeno esternamente, a quel modello di dopolavoro di impostazione fascista: colonie per i giovani, spettacoli, gare sportive, buoni acquisto etc. Verso la fine degli anni 60 la società italiana era profondamente cambiata scossa dai venti sessantottini, dal movimento femminista e da una nuova coscienza di classe. Nel 1978 anche l’ENAL chiuse i battenti come molte altre associazioni dopolavoristiche di tipo privato. Tra la nascita dell’Enal e la sua chiusura si inserisce un personaggio che ha fatto la storia di questo luogo: Ennio Monasso. Questo luogo, ormai abbandonato al suo destino dal demanio, che ne è ultimo ed attuale proprietario, parla tanto di lui e degli anni in cui ne è stato l’autentico padrone di casa.
Autentico appassionato di cinema, è stato l’ultimo gestore fino a quando il cine-teatro chiuse i battenti nei primi anni Settanta. Chiusa la principale attrazione, Monasso apri all’interno della struttura nei piani sottoposti al cineteatro un locale che è stato un must per tutti i giovani del circondario biellese per tutti gli anni 70 e 80: il “Petit bar”. Più che un bar era un vero tempio del divertimento. Qui si poteva conversare o amoreggiare nei tanti coloratissimi divanetti sparsi ovunque, ascoltando anche musica dal vivo e gustando prelibati cocktail o coppe gelato specificamente create dal petit bar di cui esistono ancora le locandine pubblicitarie con foto e prezzi (rigorosamente in lire repubblicane). All’interno di una sala c’era persino un grande acquario tropicale (è ancora lì) a regalare anche un tocco di estrosità.
Questa approssimativamente la storia, che bisogna conoscere per gustare le atmosfere dei luoghi: più anni 30 - 60 quelli del cineteatro, più anni 60 - 80 quelle dei locali del Petit bar.
La grande sala, cui corrisponde una platea sovrastante ad anfiteatro, del cine teatro è ormai spoglia, con poche file di sedie ormai rimaste (solo nella sala a livello palcoscenico) ma che rendono tutta l’atmosfera, ormai scomparsa, di quei vecchi cinema con le poltrone di pesante legno ribaltabili. I segni di quegli anni lontani sono tangibili: riviste, locandine, poster dei film, registri dei biglietti venduti e degli incassi si trovano ovunque, tra la sala ed il piano della platea sovrastante.
Scendendo sotto il livello del cineteatro, invece, piombiamo d’improvviso negli anni avvenire, dai 60 agli 80, dell’era Monasso. Tutto qui parla di quegli anni ruggenti dove qui si beveva, si ballava, si cantava e si ascoltavano i divi dell’epoca che si esibivano, come dalle locandine ancora presenti.
Questo luogo, come molti luoghi abbandonati, è una vera macchina del tempo che ci porta nella vita e nelle storie di persone probabilmente non più esistenti, in quella che era l’epoca vissuta dai nostri genitori o nonni. Se nel cinema si proiettavano film ormai entrati nei classici, qui sotto si ascoltava musica ormai da discoteca (nel senso più stretto del termine), si vendevano prodotti oggi non più sul mercato e sconosciuti alle persone di questo tempo. Un vecchio malridotto pianoforte verticale dà le spalle ad uno scolorito poster su cui si riconoscono i volti di Celentano, Luigi Tenco, Bobby Solo, Albano, Caterina Caselli, Rita Pavone. Forse ha accompagnato le loro hit del momento, ma adesso se ne sta silenzioso e malinconico appoggiato in una nicchia rossa incassata ad un muro celeste.
Salire e scendere i piani è come attraversare cancelli del tempo. I bagni del petit bar, coloratissimi e stravaganti, con le aperture tipo Saloon, cedono il passo a quelli del cinema, più simili a delle austere “latrine da caserma” anni 40.
Come sempre essere in questi luoghi dimenticati da tutti ci ha come sempre reso autenticamente felici.
L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato spostato e/o prelevato.
IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.