SICIGNANO DEGLI ALBURNI

-                       Il convento del monaco indemoniato                            -

TIPOLOGIA: ex convento

STATO DEI LUOGHI: fatiscente/molto fatiscente

MOTIVO ABBANDONO: sconosciuto

INTERESSE: fotografico/storico

TAG: #urbex  #urbanexploration #abandoned

18.10.2018

La fondazione del Convento risale all’anno 1572. Una leggenda racconta che fu dio in persona a scegliere il luogo dove posare la prima pietra. Di ciò si rinviene traccia in un documento dell’epoca: “Al dì 21 maggio 1645, nel luogo dei Cappuccini, in Ottati, Diocesi di Capaccio, il Padre fra Sisto da Polla, sacerdote Cappuccino, con giuramento depone spontaneamente mano di me fra Basilio da Casaletto che trovandosi di stanza nel Convento di Sicignano nell’anno 1628 ebbe occasione di conversare con l’artigiano Bernardino Maragese, di Sicignano medesima, vecchio quasi centenario. Questi più volte gli riferì come volendosi pigliare il nostro luogo in Sicignano e fabbricare a spese comuni di Sicignano e di Galdo, distante tra loro circa un miglio, sorse tra le due popolazioni una divergenza sopra il sito, ove costruire il convento, pretendendo ciascuna di esse di averlo più vicino, ne c’era modo di conciliare gli animi. Predicava allora la quaresima in dette Terre fra Bernardino da Lauro, il quale ispirato da Dio, fece esporre per due giorni consecutivi il santissimo, perché il Signore volesse comporre quel grave dissidio che avrebbe messo in serio pericolo la fondazione del convento. Quando il popolo uscì dalla chiesa in ambedue le sere, verso le due ore di notte, tutti osservarono un’insolita stella, con un lungo raggio, a guisa di cometa, la quale si elevava al di sopra di Bucino, circa sei miglia distante da Sicignano, mentre il raggio andava a riflettersi sul posto dove è situato il convento. Per tale indizio di evidenza, conobbero tutti la volontà divina e, senza contraddizione, anzi con gusto di ognuno, il luogo si compì ove si trova.”

Al di là delle leggende, il convento si erge in un luogo appartato e poco accessibile, vicino ad una rupe che domina tutta la vallata. Annessa, vi era una chiesa che nel 1592 fu consacrata alla Madonna degli Angeli. La località era “Grottapagnano”, un toponimo forse generato dalla presenza di caverne. Si osserva infatti ne convento la cavità di una grotta che si estende fino al primo piano dell’edificio, lato sudovest.

In origine, il convento si sviluppava su due livelli, a pianta quadrangolare, proprio intorno a detta grotta. Al pianterreno c’erano i locali comuni come il refettorio dove fino agli anni sessanta era visibile un affresco raffigurante San Girolamo che si percuoteva il petto con una grossa pietra. Oggi quel relitto cinquecentesco non c’è più. Attraverso una scala di pietra si accedeva al primo piano dove erano ventidue cellette per i frati. Nel 1600 si aggiunse sopra di esse un livello con sei cellette con oratorio per gli infermi. Nella metà del 700 si aggiunse un nuovo corpo di fabbrica consistente nel prolungamento del corridoio sudovest con cinque grandi ambienti di cui uno adibito a Biblioteca grazie a fra Zaccaria Boccardi da Sicignano, allora superiore dell’ordine e le cui ossa riposano in una nicchia della chiesa con una epigrafe di marmo che lo indica. 

Nel 1861 sia la chiesa che il convento vennero chiusi al culto. Nel 1885, il convento venne convertito in collegio, nel 1926 ginnasio e liceo fino al 1973 quando fu definitivamente chiuso. Il convento è stato anche sede di un’università teologica. La vetustà e le sue condizioni precarie vennero ulteriormente aggravate dal terremoto del 1980. Avviato nei primi anni ottanta l’iter burocratico per la cessione del Convento al Comune a fini sociali, non si arrivò mai ad un risultato concreto e tutto si fermò. Il convento, per tantissimi anni in stato di abbandono ed incuria e  più volte vandalizzato, è stato recentemente acquisito dal Comune di Sicignano.

Le sinistre cronache, con le leggende che ne sono derivate, la rilevanza storica nonché la bellezza del convento hanno convinto dell’importanza della struttura e della necessità di recuperarla. Certo, perché il Convento non è un luogo qualunque ed è stato protagonista di fatti e vicende che vale la pena raccontare.

 

 

D.O.M. O CRUX AVE SPES UNICA PIIS AUDAGE GRATIAM NOBIS REISQUE DELE CRIMINA. DIE DECIMA QUINTA MENSIS FEBRUARIS ...(anno illegibile)

 

Salve o Croce, unica speranza, ai fedeli accresci la grazia e ai peccatori cancella le colpe. Il giorno15 febbraio ...

 

Si tratta di una strofa del VEXILLA REGIS, un inno composto in occasione dell'arrivo, presso la Regina Radegonda, di una preziosa reliquia della santa croce a lei inviata dall'imperatore Giustino II. La Regina si era ritirata presso l'Abbazia della Santa Croce dai lei fatta edificare presso Poitiers. Per l'abbazia medesima aveva cercato una reliquia della croce di Cristo.

All'arrivo della reliquia, Radegonda chiese a Fortunato di comporre un inno per la processione di traslazione della reliquia nella chiesa che avvenne nel 568 D.C. ed era composto di otto strofe.

Tale strofa divenne anche uno dei motti dei Cavalieri Templari.

 


UNO DEI TANTI SINISTRI CORRIDOI DEL CONVENTO

Le cronache dell’epoca raccontano che una notte dell’anno 1720 bussò al convento un pellegrino molto mal ridotto ed i monaci, da sempre ospitali e caritatevoli, lo accolsero e gli prestarono le necessarie cure. Lo straniero, che sembrava moribondo, si riprese del tutto e fece richiesta di potere rimanere e di diventare monaco. La richiesta fu accolta poiché la storia prosegue e si intreccia con una leggenda che vuole che il maligno si introdusse improvvisamente nel convento sotto forma di un diavolo tentatore. E questo diavolo tentatore, prese le sembianze di una donna, nella fattispecie una procace contadina, che ebbe vita semplice nel sedurre il monaco fresco di voti. I segreti incontri notturni avvenivano nei pressi del convento o nelle buie stanze di servizio del pianterreno. Il priore, però, scoprì tutto e rinchiuse in una cella il monaco. La donna ebbe la peggio, poiché fu processata e, sotto tortura, confessò di essere una strega e morì probabilmente a causa dei maltrattamenti. Il monaco, allora, maledì il convento, giurò vendetta e offrì l’anima a Satana. Quello che accadde in seguito è certamente stato amplificato dalla fantasia e dalla credulità popolare. Fatto sta che il priore e diversi frati morirono in circostanze misteriose. Il monaco indemoniato divenne egli stesso il priore del convento e ne assunse il controllo.

Da allora, ci furono strani accadimenti e morti violente che indussero persino il Re di Napoli, Carlo III di Borbone, a mandare dei funzionari ed aprire delle indagini. Delle varie leggende, la più nota narra di una coppia di nobiluomini che chiese ospitalità, trovandosi in zona a notte fonda. Il mattino seguente la carrozza arrivò nel vicino borgo con a bordo il solo marito con il cranio fracassato. Il monaco ribelle fu processato ed, infine, impiccato alla grande quercia davanti al convento. Questo divenne per sempre un luogo maledetto ed ancora oggi, più di una persona giura di aver visto un monaco dal pallore mortale aggirarsi nei pressi del convento. Nessuno nei paesi vicini osa avventurarsi lì e se chiedete informazioni vi diranno sbrigativamente di non sapere nulla.

Per tornare all’Urbex ed ai giorni d’oggi, siamo arrivati in tarda mattinata di una uggiosa giornata autunnale. Il Convento è spettrale e compare all'improvviso in un dirupo nella boscaglia con i tetti di vecchie tegole in disordine e in alcuni punti collassati. 

La parte sicuramente più ammalorata è la chiesa. Qui i vandali hanno prodotto gran danno, rompendo tutti i marmi degli altari ed un organo di cui rimane ben poco. Gli arredi sacri non ci sono più, ma c’è ancora un logoro confessionale. Nonostante ciò, la chiesa ha ancora il suo fascino, con il grande coro ligneo dai parapetti intarsiati. Il colore rosa acceso delle pareti si vede ancora bene e conferisce alla chiesa un aspetto particolare.

LA CHIESA

Nei pressi della sagrestia ci sono gli ambienti più antichi con una fontanile di marmo dove i frati lavavano i piedi ai pellegrini, la originaria cucina cinquecentesca con un enorme camino di cui si vede ancora la grande canna fumaria ed una antica cavità attorno alla quale sorse il complesso.

Il fontanile dove i frati lavavano i piedi ai pellegrini

L'armadio che probabilmente conteneva i teli di lino per il rito della lavatura piedi


Il nucleo originario del convento, con lavanderia, refettorio e cucine

  CUCINE PIÙ RECENTI USATE NEGLI ULTIMI SECOLI DI VITA DEL CONVENTO

Al primo piano c’è un' aula con pesanti banchi di legno ed una vecchia lavagna con ancora scritte a gesso tante cose. L’ultimo piano è quello dove c’erano le celle dei frati, all’interno delle quali ci sono ancora reti di letti qualche mobile, inginocchiatoi, lavabi, diversi pitali. 

LA SCUOLA

Il vento, che dalla valle filtra attraverso i tetti e le finestre rotte e si incunea per le scale, gioca brutti scherzi restituendo rumori amplificati, sussurri e respiri che gelano il sangue a chi si trovi dentro. Il Convento, come tutti gli edifici vetusti, è pervaso da scricchiolii e vibrazioni. Si ha sempre la sensazione di non essere soli, di essere osservati da qualcuno che si cela nell'ombra. Affacciandosi ad una finestra si può scorgere la grande croce di ferro nel cortile di ingresso e la quercia a cui sarebbe stato impiccato il monaco. La chiesa, chiusa dall'esterno, presenta un vecchio e grande rosario di legno appeso al portone. Che sia una sorta di sigillo per tenere prigioniero qualcuno, o qualcosa, che dimorerebbe ancora all'interno del convento?

 

ATTENZIONE:  Il convento è recentemente passato in proprietà del Comune di Sicignano degli Alburni, che con atto notarile del luglio 2020, lo ha ricevuto dall'ordine cappuccino che lo aveva lasciato in abbandono. Pertanto, chi entrasse senza il permesso di detta amministrazione comunale incorrerebbe nel reato di violazione di proprietà privata. Vi invitiamo, pertanto, a procurarvi regolari permessi di visita contattando il Comune di Sicignano. 

 

L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


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